Pterigion

Neoformazione a partenza congiuntivale di forma generalmente triangolare con l’apice corneale, situato nell’area della fessura palpebrale, con preferenza del settore nasale, le forme bilaterali sono circa 1/3 del totale. L’evoluzione è molto capricciosa, la progressione è generalmente lenta, nelle forme più aggressive lo pterigion  può  arrivare ad invadere anche il centro della cornea compromettendo la sua trasparenza e dando luogo a degli astigmatismi  irregolari. Dal punto di vista sintomatologico, a parte l’evidente presenza questa pellicola vascolarizzata, vi è una sensazione di corpo estraneo, aumento della lacrimazione, bruciori sino ad arrivare a disturbi visivi.
Numerose cause sono state via via  considerate nell’eziopatogenesi dello pterigion, le più attendibili sono legate ad una predisposizione di tipo razziale associate all’esposizione di vari fattori irritanti ( il più accreditato è l’esposizione prolungata ai raggi UV ).
La prima terapia dello pterigion è l’osservazione associata a una terapia farmacologica con colliri lubrificanti, antistaminici +vasocostrittori sino a blandi cortisonici, perché sappiamo che le percentuali di recidive sono piuttosto elevate. E’ per questo motivo che siamo diventati attendisti specie nei pazienti di razza scura. Bisogna valutare lo stato e la velocità di progressione dello pterigion per scegliere la migliore tecnica chirurgica: asportazione semplice o  associata all’uso di antimetaboliti, asportazione + membrana amniotica o asportazione + autotrapianto di congiuntiva. Attualmente è questo l’intervento che noi preferiamo perché ci da le maggiori garanzie di risultato nel tempo.